domenica 20 luglio 2014

Qualche poesia ed aforisma, perché non vadan persi

Roma è degli architetti, degli ingegneri, degli urbanisti e dei muratori che l'hanno costruita.
Agli abitanti la gratificazione di viverci ed ammirarla ed ai viaggiatori di visitarla.
11 febbraio 1998

Un'idea di te, un'ipotesi di me. La vita non conferma.
12 febbraio 1998

Può darsi che non tornerai a vedere questi luoghi, ma ricorda che essi saranno sempre qui ad aspettarti e continueranno ad esistere anche quando sarai lontano. E seppur un giorno essi non dovranno più esserci, rimarranno nella tua mente d'ora in avanti ovunque andrai.
25 novembre 1998

lunedì 18 novembre 2013

Il castello di Imabari (in notturna)


Passeggiando una sera per Imabari, una discreta cittadina di meno di 200.000 abitanti nella prefettura di Ehime sull'isola di Shikoku, lontano dalle principali mete turistiche, mi sono imbattuto nell'imponente mole del castello della città.

La torre del castello di Imabari si staglia innanzi alla Luna 

Non uno dei castelli più rappresentati del Giappone, ma sicuramente molto bello e ricco di suggestione, mi ha lasciato veramente sorpreso per il fatto che nel cuore della notte fosse accessibile fin sotto il torrione.
Certo, il museo interno al maschio era chiuso, ma per il resto era tranquillamente visitabile.
Anzi, semmai a voi viaggiatori capitasse di passarci una volta, oltre che andarci nelle ore diurne per visitarlo con il favore della luce entrando anche all'interno della torre, vi suggerisco di tornarci di notte.
Quella sera c'era solo il custode che, davanti alla sua casetta all'inizio del percorso di accesso, stava innaffiando le siepi.
Già pochi passi dopo si era completamente soli ed indisturbati.

 Visuale dell'intero complesso. La torre si riflette nell'acqua del fossato.

Ancora lontani dalla struttura, si inizia l'approccio tramite un passaggio che consente di transitare sopra l'ampio fossato alimentato dall'acqua marina, considerato che il castello si trova a poche centinaia di metri dal mare.

Percorso di accesso

Si incomincia a salire per viottolo, tra aiuole ed alberi piantati lungo il selciato.

 Verso la torre

Raggiunta la muraglia che delimita il perimetro, si varcano le fortificazioni attraverso un portale spalancato e ci si ritrova nell'anello interno delle mura.
Proseguendo, si supera un ulteriore portale per arrivare nella corte antistante la torre.
Da qui potete osservare il video che dà un'idea della strana atmosfera di questo luogo fuori dal tempo, un po' inquietante vista l'ora e l'assenza di altre persone.
Perdonate la scarsa luminosità, ma solo la luna e rari lampioni illuminavano l'oscurità tra gli anfratti dell'edificio. Sullo spiazzo davanti alla torre ci sono anche due tempietti, statue, fontane ed archi.
Nessun video però può trasmettere fino in fondo la reale percezione di mistero che si sprigiona in questo posto al calare della notte.

Per un effetto maggiore visualizzare a schermo intero

Questo spettacolare monumento, nonostante sia liberamente accessibile da piu' varchi anche in tardo orario, di fatto incustodito (salva la presenza di un guardiano in un unico punto peraltro molto lontano dal centro del castello), e' conservato in maniera eccellente, con cura, senza essere esposto ad atti di vandalismo o di incivilta'.
Per come l'ho riscontrato, non c'era un muro deturpato o una pietra fuori posto.

lunedì 28 ottobre 2013

Osaka lover


Ah che bella Osaka, la mia citta'.

Ma perche'? Sei di Osaka?

No. Sono di Roma.....

E allora che c'entra?

E' cosi'! Perche' io sono un profondo conoscitore di Osaka. La citta' sta nelle mie tasche.... roba che Luca da Osaka e' un turista a confronto... e poi oramai lui sta a Tokyo e ha tante altre cose da fare...

Chi sarebbe 'sto Luca?

Eh, sapessi! Ma poi io manco lo conosco.... e se comunque non ti sta bene allora mi puoi chiamare OcchiAperti da Osaka. Ma non divaghiamo.
Piuttosto torniamo ad Osaka, una citta' dai mille volti in cui si puo' sguazzare, muoversi e perdersi, inebriarsi di bellezza. D'altra parte e' la seconda citta' del Giappone....

Ma non era la terza?????

No, come!? Peraltro non e' seconda a nessuno, ma per dimensione e' inferiore solo a Tokyo (si capisce, e' la capitale)!

Guarda che la seconda citta' del Giappone e' Yokohama.....

Uffff..... hai finito di battibeccare? Yokohama e' una propaggine di Tokyo, e' un tutt'uno... e poi a Yokohama non c'e' proprio niente, ne' da vedere ne' da fare. E' solo un susseguirsi di palazzi.

E vabbe', Osaka e' la terza citta' del Giappone. Ma vuoi mettere con il resto del Paese???
E' l'hub del Kansai: in un baleno puoi raggiungere Nara, Kyoto, Kobe tanto per dire.... ti vai pure a fare un tuffo al lago di Biwa. In effetti e' meglio il lago piu' distante piuttosto che il mare della citta'... ci hanno provato a fare una spiaggia artificiale, una sottile striscia di sabbia lungo una breve darsena in direzione dell'aeroporto internazionale KIX, ma non mi sembra proprio il caso andarci, con tutte quelle fabbriche e quell'inquinamento intorno.
Osaka e' proprio una citta' completa, non manca nulla; in aggiunta ha delle rare peculiarita' che la rendono sicuramente un posto degno di nota.

Visuale su Namba Parks, scattata dall'ultimo piano dello SwissHotel

E' cosi' rinomata da esser stata definita la "Napoli del Giappone" (questa definizione e' stata coniata in Italia da alcuni italiani -peraltro una ristretta cerchia- ed e' sconosciuta ai giapponesi, nonche' disconosciuta da molti esperti Yamatologi e rifiutata dai giapponesi stessi non appena a questi ultimi viene offerta qualche spiegazione).
Si', perche' Osaka e' proprio come Napoli.
Osaka sara' pur sprovvista del Vesuvio (benche' si e' gia' detto che si affaccia anch'essa sul mare), ma e' particolarmente apprezzata per la prelibatezza del cibo, non solo per i manicaretti locali, ma anche per le ricette comuni a tutto l'arcipelago giapponese che nella cucina di Osaka trovano loro suprema interpretazione.
Come dimenticare che proprio ad Osaka si mangia il vero "okonomiyaki", altresi' noto al resto del mondo con il nome internazionale di "japanese pizza", elemento che sottolinea l'anzidetta vicinanza al capoluogo partenopeo (il termine "japanese pizza" per l'okonomiyaki e' stato coniato verosimilmente da anglosassoni i quali pero' devono aver seguito un ragionamento mentale pari a quello degli italiani che hanno inventato per Osaka la definizione di Napoli giapponese).

Beh, a dire il vero, risulta molto difficile vedere nell'okonomiyaki una pizza, perche' non ha proprio nulla in comune nell'impasto: semmai somiglia molto di piu' ad una "omelette" farcita.

Toh... ci sei sempre.
Vedi, caro amico... questo vano tentativo di ricondurre sempre il Giappone ad un confronto con qualche altro paese occidentale e' frutto delle solite ristrette vedute del cittadino straniero e distoglie lo sguardo dalla contemplazione dell'unicita' e del senso di bello in se' che Osaka offre come citta', di quello splendore di cui ti parlavo prima.
Comunque ti do ragione in merito alla somiglianza con l'omelette. Se i francesi, che sono sempre molto restii all'utilizzo di termini anglofoni, volessero avviare una rivoluzione culturale su questo aspetto, allora forse con un po' di pazienza ed un po' di anni l'okonomiyaki potrebbe trovare all'estero nuova definizione come "omelette japonnaise". Ma si sa, i luoghi comuni sono duri da scardinare, proprio come le cattive abitudini.

Izakaya a Umeda

Non si pensi che i punti di contatto con Napoli siano finiti qui. C'e' un altro fattore di rilievo che e' dato dalla convivialita', allegria e calorosita' degli abitanti di Osaka che in questo assomigliano molto ai loro omologhi napoletani.
E' risaputo ovunque che gli abitanti di Osaka sono solari e raggianti: non certo come quelli della vicina Kyoto, che sono solo dediti agli affari e se entri in un negozio, ti guardano male se esci senza aver comprato nulla.

Ma Osaka e' essa stessa una citta' fondata sul commercio, consumistica fino all'osso e incentrata sul denaro! Non e' proprio ad Osaka dove la gente si saluta dicendo "Mokkari makka? Bochi bochi denna" (letteralmente, "Stai facendo i soldi ? Mah, diciamo...")

Ma no.... oramai non si usa piu'. Specie tra i giovani di Osaka queste espressioni gergali sono in completo abbandono. Solo se vai in qualche quartiere verace, che so io, ad Hirano o ad Abeno ti rifilano ancora questi saluti (a Tsuruhashi no.... li' e' piu' facile che ti salutano con un sonoro ANNYEONGHASEYO!!!!! in coreano). Solo se vai nel vero cuore pulsante della citta' d'un tempo allora e' facile che ti rivolgano un bel "maido-ookini-irasshaimaseeeeeee!!!!" in rapida successione con un ampio sorriso e mille attenzioni che proprio non te la senti di andartene a mani vuote (come l'altro giorno, che sono entrato in un negozietto per comprare una bottiglia di umeshu ed alla fine non ho potuto esimermi dal prendere pure un tantakatan ed un makkoli, che ora sta tanto prendendo piede).

A proposito: questo mi offre lo spunto per dire che anche nel linguaggio e nell'inflessione Napoli ed Osaka si accomunano per un dialetto forte e predominante, che gode di ampia notorieta' in ambito nazionale e che si abbina ad un ulteriore elemento portante della cultura di Osaka: la comicita' e le sue forme teatrali.

Mascotte della compagnia teatrale Yoshimoto

Eh, si'. La commedia a due, con il comico principale e la sua spalla (come Toto' e Peppino), a Osaka trovano la loro espressione nel "Manzai" che si articola nella stessa maniera, con scambi di battute tra due attori ("tsukkomi" e "boke").

Pero', lo sai che mi stai quasi convincendo? Sono veramente tanti i parallelismi tra le due citta'....
e se oltre agli aspetti culturali si esaminassero anche le principali attrazioni cittadine?

Ah, rimarresti sorpreso dalla ricchezza del patrimonio artistico.
Prendi ad esempio il centro di Osaka, che praticamente e' il quartiere Umeda, a nord.
Cioe'..... dico che il centro e' quello perche' la stazione principale li' presente si chiama "Osaka station" e poi, se guardo una qualunque mappa della citta', la parola Osaka e' sempre impressa in corrispondenza del quartiere di Umeda.
Pero', in effetti, a me e' sempre sembrato che il centro fosse piu' a sud, ossia a Namba, che presenta delle vie molto piu' strette ed intricate, nonche' una concentrazione maggiore di gente, attivita' e negozi. Invece a Umeda ci sono ampi viali con palazzoni imponenti e distanziati, larghe strade asfaltate e lunghi marciapiedi che impongono camminate forzate per spostarsi anche solo di un isolato.

Una delle terrazze con giardino del complesso della Stazione di Osaka

Gli edifici ad Umeda si sviluppano in altezza ed alcuni sono dei veri punti di osservazione della citta'. Non basta il tempo per percorrere tutta la distanza che separa un luogo di interesse da un altro: pure per entrare dentro il palazzo, per percorrere le interminabili gallerie sotterranee ed infine per raggiungere le terrazze poste in cima ci vuole un'eternita'.
Per lo meno, alla fine di tutto questo giro, sbuchi in alto e puoi gustarti il panorama: tutt'intorno palazzi, torri, grattacieli, centri commerciali e anche ruote panoramiche, vicine e lontane. Ah, c'e' pure il fiume che scorre imponente.
All'imbrunire, quando cala la notte, la skyline si definisce con migliaia di luci colorate; il fiume invece e' l'unico solco di oscurita' che attraversa il bagliore artificiale.

Dal 33mo piano del grattacielo United Arrows, Umeda

Scusa, ma non sara' un po' troppo urbanizzato, direi quasi cementificato questo famoso centro?

Potrebbe sembrare! Ma non e' cosi'. In mezzo a quei palazzi si respira la vera aria di Osaka. Alla fine delle fatiche giornaliere, la gente si riversa nei locali pubblici per fruire degli svaghi e degli intrattenimenti. Ristoranti pieni gia' alle 18.30, negozi presi d'assalto, scale mobili che smistano persone ad ogni piano. Alla base dei grattacieli, i seminterrati ospitano supermercati e botteghe per generi alimentari di largo consumo. Si fa la fila per comprare il piatto gia' pronto per la cena, il dolce da portare a casa.

Ecco l'anima consumistica che riemerge..... lo dicevo, io!

Se poi ti sposti a Namba, anche li' e' un tripudio di centri commerciali, di gallerie coperte, pedonalizzate, il paradiso dello shopping e della ristorazione. A Nihonbashi, li' vicino, e' anche meglio: ci trovi un sacco di gente simpatica e alla mano, oltre che tanti prodotti interessanti. Ad Amerika-mura e' fichissimo, i frequentatori sono giovani, vendono tanti vestiti alla moda, appariscenti, e ci sta pure uno dei migliori chioschi di takoyaki della citta', a Sankakukoen (benche' io preferisca da Wanaka affianco al Namba Grand Kagetsu di Yoshimoto, all'imbocco di Doguyasuji, cosi' posso anche mettermi seduto comodo sul retro).

Chiosco di takoyaki

Frena, frena... ora stai andando a ruota libera.... da cosa eri partito?

Che Osaka e' la mia citta'. Che non le manca nulla. Che qualcuno l'ha chiamata la Napoli giapponese. Che c'e' gente simpatica. Che e' una distesa di cemento.
Magari in un'altra occasione potrei dirti meglio......


 

domenica 12 febbraio 2012

Quando una banca giapponese ti invita a cena

In occasione del mio ultimo viaggio in Giappone per andare a trovare la famiglia di mia moglie, sapevo gia' che mia suocera stava organizzando per me un simpatico evento.
La banca con cui intrattengono rapporti avrebbe festeggiato in quel periodo i 60 anni dalla fondazione (in effetti avvenuta a seguito di fusione con altro istituto di credito).
Benche' l'invito fosse limitato ai soli correntisti piu' un familiare al seguito per ognuno, mia suocera ha insistito per portare anche il sottoscritto e cosi' mia suocera, mia moglie ed io ci siamo recati alla serata, che si e' svolta presso lo Swissotel di Osaka, a Namba.
Io stesso ci tenevo molto ad andare, poiche' in Italia lavoro in banca; era un modo per sperimentare una situazione simile a quelle che potevo aver visto nel mio paese (conferenze, simposi con la clientela, etc.).
In effetti quando sono in Giappone spesso entro nelle filiali delle banche che incontro, a caso, e rimango nel salone pochi minuti ad osservare come lavorano, qual e' l'attivita' agli sportelli, come la gente si comporta, come sono gli ATM (da noi, i Bancomat per intenderci): deformazione professionale, ma anche interesse socio-culturale.
Tornando al racconto di quella serata, in trepidante attesa mi sono recato all'evento: li', ci sara' stata una platea di circa cinquecento persone nell'enorme sala appositamente attrezzata all'interno dell'hotel per la presentazione di un documentario celebrativo della banca, ove veniva tracciata la storia dell'azienda, gli obiettivi, la presenza sul territorio.
Ovviamente ero l'unico occidentale presente.
Tutto si e' rivelato sorprendente e diverso da come celebrazioni analoghe potrebbero essere organizzate in Italia.
Sicche', dopo la proiezione del video, tutti si sono spostati in un'altra sala capiente, dove ha avuto inizio l'intrattenimento: ecco che il formalismo dell'immagine aziendale impressa nel documentario appena trasmesso, con slide, commenti e background music altisonanti, ha lasciato spazio al divertimento piu' conviviale.
Ha avuto luogo una cena a buffet, con impiegati di banca che aiutavano i camerieri a gestire le portate ed a badare agli invitati; le tavolate erano suddivise per agenzia, ove a presidiare ogni singolo raggruppamento di clientela c'era il direttore della filiale con almeno due bancari che per l'occasione, anziche' proporre finanziamenti ed inserire bonifici, si occupavano che la cena andasse bene, che tutti ricevessero i piatti o che avessero il bicchiere pieno.
Ad un certo punto e' cominciata la riffa, il bingo o, come preferite, la lotteria  a premi.
E' stato cosi' possibile incontrare personalmente il Presidente, il CEO e gli altri diringenti ed un attimo dopo vederli sul palco per effettuare l'estrazione dei numeri abbinati ai premi.



I premi erano in denaro, numerosi voucher del valore complessivo di alcune migliaia di euro, che facevano gola a tutti, anche al sottoscritto (per la cronaca, la nostra famiglia non ha vinto).
Con la conduzione dell'immancabile narratrice, la platea partecipava sentitamente al gioco.



Esauriti i premi ufficiali, per riconquistare l'attenzione della gente, venivano annunciati dei premi extra, inattesi, tra cui  60 kg di pregiatissimo riso nazionale: un chilo per ogni anno dalla fondazione della banca.


Che dire: e' stato veramente divertente. In certi momenti la serata ha assunto una piega quanto mai concitata, con la gente che fremeva per vincere.
Ce li vedreste voi dei bancari in Italia che, fuori orario di lavoro, attendono a simili incombenze, mostrandosi servizievoli nei confronti dei clienti (a prescindere da quello che possano veramente provare) e che si danno da fare in cose che apparentemente non hanno nulla a che spartire con il loro lavoro (benche' possa avere un ritorno in termini di soddisfazione dei correntisti) ?
Inoltre, la serata ha mostrato sotto altri aspetti il carattere del giapponese medio, che da una parte e' inquadrato in attivita' che assorbono la persona sotto ogni profilo, ben oltre l'ordinario, e da un'altra -appena c'e' modo di allentare un po' la presa- rivela tutto il desiderio di divertirsi in maniera festosa, se non addirittura bambinesca.



A fine serata tutti gli impiegati erano schierati all'uscita per salutare i clienti con i soliti mille inchini e consegnare loro un ulteriore omaggio, un pacchetto ben confezionato contenente dei dolcetti.

domenica 29 gennaio 2012

Vivere il quartiere di mattina

Alzarsi dal letto la mattina e gettare uno sguardo fuori dalla finestra per saggiare l'aria e presagire come sara' la giornata, se di sole o di pioggia.
Ci vogliono almeno venti minuti di treno urbano che viaggia in superficie per raggiungere il centro con i suoi grattacieli e vialoni; invece, finche' si rimane ai margini della citta', l'orizzonte e' un'interminabile distesa di tetti di case monofamiliari o di piccoli condomini e , sullo sfondo, si scorgono anche le montagne dell'entroterra.
Dal terrazzino sul retro dell'abitazione si osserva il panorama, negli stretti ambiti che separano un edificio da un altro; si potrebbe anche intravedere qualcuno, con un'occhiata indiscreta attraverso le finestre altrui, se non fosse per le tendine ricamate frapposte alla visuale.

 
Intanto si passa in un'altra stanza, sul lato opposto. Ci si affaccia dall'alto del balcone e si vede che e' ancora un momento molto tranquillo della giornata.


Varcato l'uscio, si procede a piedi fin verso la stazione del treno piu' vicina. Lungo la via principale, costeggiata da un piccolissimo canale percorso dall'acqua, si incomincia ad incontrare movimento; le mura di un tempio shintoista, all'angolo dell'incrocio, delimitano su un versante la piazza della stazione; per il resto ci sono uffici, negozi, caffetterie, un'agenzia immobiliare, una filiale di una banca, la sede della biblioteca rionale.


Per chi non ha fretta e non ha ancora fatto colazione l'occasione e' buona per sedersi in una sala da the' e bere un caffe accompagnato da qualche piccolo sandwichs caldo o freddo oppure da un toast con burro e marmellata. Si possono cosi' incrociare altri avventori, in genere coppie di donne che amano trascorrere la mattinata al tavolo, sorbendo una bevanda calda, chiacchierando e sfogliando riviste; ma ci sono anche giovani madri con i bambini ancora in carrozzina che fanno comunella tutte insieme. Vi sono anche in misura minore alcuni uomini, in genere soli e vestiti in maniera abbastanza dimessa, che trangugiano il loro caffe' insieme a panini o biscotti.
E' un classico locale a conduzione familiare, che impiega a part-time ragazzotte che hanno appena finito gli obblighi scolastici per servire ai tavoli. La struttura vuole richiamare espressamente lo stile di certi bar occidentali presenti nell'Europa continentale. Nulla a che vedere con le grandi catene di ristorazione specializzate (per esempio Starbucks), dall'allestimento sofisticato ed al contempo standardizzato, frequentate da una clientela giovane, se non giovanissima, armata di netbook, di libri da leggere o quantomeno di un cellulare con cui smanettare continuamente.


Procedendo con calma, si possono apprezzare i dettagli della vita di quartiere, senza lasciarsi attanagliare dalla smania di recarsi sempre in pieno centro, dove c'e' un ritmo molto piu' sostenuto, dove si incontrano schiere di gente in movimento frenetico e ci si muove tra architetture moderne ed imponenti.
Restando nel quartiere, invece, si cammina tra vie strette, delimitate da muretti che separano le proprieta' private, si scorgono pasticcerie o forni, lavanderie, botteghe che vendono leccornie fritte, fiorai, negozi di biciclette, piccole conduzioni familiari.
Si puo' camminare a lungo, muovendosi tra le traverse che compongono il vicinato, magari costeggiando ogni tanto una scuola od un'area verde adiacente ad un tempio shintoista.


Talvolta le cose piu' interessanti sono quelle piu' comuni.


domenica 6 marzo 2011

Quanta gente in giro per la citta'. Incontri




Chi c'e' nel video qui in alto? Un poliziotto un po' attempato? Un vigilantes non piu' di primo pelo? No, semplicemente un pensionato, come tanti, che si tiene ancora occupato, in questo caso provvedendo ogni giorno ad allineare le biciclette parcheggiate davanti ad un negozio; il tutto rigorosamente in divisa, perche' in Giappone non possono fare a meno delle uniformi.
E' per questo che molti turisti, quando riportano le loro esperienze, pensano di aver visto, fotografato, ripreso con la videocamera tanti "poliziotti" in giro per le strade.
Spesso non e' cosi': la maggior parte delle volte si riferiscono inconsapevolmente a volontari civili, sopratutto anziani, che nel tempo libero stanno agli angoli delle strade per dare indicazioni ai passanti su come girare intorno ad un cantiere in costruzione, su come evitare una via chiusa per una riparazione alle condutture del gas, per imboccare la rampa del parcheggio di un centro commerciale e altro.
In un documentario italiano sulla capitale giapponese dal titolo non molto originale "Tokyo Tamagotchi", edito molti anni fa dalla nota redazione di "Turisti per caso" in cui la famosa coppia di artisti/giornalisti si reca nel Paese del Sol Levante, ad un tratto c'e' proprio un punto in cui i viaggiatori, avendo smarrito la strada, si rivolgono ad un gruppetto di persone in divisa, scambiandoli e qualificandoli per agenti di polizia (nonostante il manipolo di interpreti ed esperti di cui "Turisti per caso" si avvale), per chiedere indicazioni su come arrivare in un dato posto; ebbene anche in quel caso si trattava dei soliti pensionati.
La terza eta' in Giappone puo' assumere una varieta' di sfaccettature, ma per tutti i giapponesi e' in genere il momento per liberarsi del peso dei duri anni di lavoro, quelli in cui sono stati costretti a concentrare i propri interessi personali, desideri e svaghi in pochi momenti del fine settimana: per essi la pensione e' il momento di rinascita, di liberazione. Per questo si incontrano molto spesso gruppi di anziani iperattivi e rilassati al contempo, che si danno da fare nelle piu' disparate attivita' ludiche, ricreative, sociali, educative che i municipi, in strutture comunali, mettono loro a disposizione. Oppure si danno allo sport ed a gite organizzate. Alcuni di essi, perche' no, ancora continuano a lavoricchiare nel modo descritto all'inizio, a volte gratuitamente, a volte per un modico compenso, giusto per non demordere, per raggranellare un po', ma sopratutto per sentirsi utili e partecipi nella collettivita', che in Giappone rappresenta un vero senso comune di non poco spessore.


Nel video sopra si osserva una scena fugace: una breve occhiata tra i passanti chiarisce come il vestirsi in maniera formale e' rilevante anche se il proprio lavoro consiste nello sgolarsi  3 ore al giorno per reclamizzare i servizi di un negozio ed invitare i passanti a fruirne. Si scorge una panoramica dalla testa ai piedi della donna per saggiarne l'elegante profilo. Guardate bene! Neanche a farlo apposta, davanti alla scena transita un altro appartenente alla schiera dei predetti controllori in divisa, che -con fare lento e concentrato- sovraindente al compito affidatogli.


Le persone residenti sono sempre molto indaffarate, ma per chi va a zonzo per la citta' c'e' il tempo di fermarsi e osservare. Se viene fame, ci si puo' lasciar convincere ad entrare in un ristorante dal suono squillante della voce di una giovane che incita la folla a saziare l'appetito infilandosi all'interno del locale. In questo caso l'abbigliamento consigliato per lo svolgimento dell'incarico e' piu' dimesso e rievoca un'attivita' di fatica, in cui si bruciano energie e si sta a contatto della massa in tono conviviale, come si conviene nel momento in cui tutti -impiegati o operari- si allineano al bancone del cuoco per mangiare gli uni vicini agli altri.


Ogni giornata scorre veloce. Rientrando a casa, abbandonando il centro cittadino per riguadagnare la periferia dove la stragrande maggioranza della gente abita, si attraversano chilometriche distese di agglomerati urbani senza soluzione di continuita', ove gli edifici si susseguono fitti, in una linea d'orizzonte bassa e monotona. All'interno del mezzo pubblico che riaccomopagna i lavoratori alle proprie abitazioni, si percepisce solo calma e silenzio. Il rumore del treno che corre sulle rotaie fa da sottofondo ed il tramonto all'esterno dona allo sguardo una visuale tenue e suggestiva, colorando le superfici dei palazzi e sottraendoli un po' dall'anonimato.

domenica 14 marzo 2010

Le domande piu' frequenti riscontrate in rete

Abbiamo evidenziato, negli interventi piu' risalenti, la penuria di notizie sul Giappone elargite d'iniziativa dai maggiori canali di informazione e la necessita' pertanto di ricorrere a ricerche autonome che possano illustrare qualche tema approfondito sull'argomento.

Possiamo a questo punto intraprendere l'indagine, sulla scorta di quello che e' il proposito iniziale, sintetizzato anche nel sottotitolo del blog: trattare tematiche sul Giappone, in maniera approfondita, con dovizia di particolari e dettagli  su cui molti utenti della rete pongono numerosi quesiti in quanto interessati a conoscere aspetti utili alla programmazione di un viaggio o di un'esperienza lavorativa nel Paese del Sol Levante, che implichi un desiderio di entrare a contatto realmente con la societa' giapponese.

Chi sogna di andare in Giappone o chi si e' gia' organizzato ed e' in procinto di partire spesso comincia a chiedere in giro una serie di informazioni, alcune pratiche, altre piu' teoriche o utopiche: com'e' lavorare in Giappone? E' facile trovare lavoro? Si riesce a sviluppare amicizie con la gente del posto? Come sono i ragazzi e le ragazze giapponesi? Si puo' trovare ospitalita' in Giappone per risparmiare sull'alloggio? Dove posso soggiornare? Costa caro viaggire in Giappone? Quali sono le migliori citta' da visitare? Cosa pensano i Giapponesi degli stranieri? E tante altre domande.....

Ci sono tantissimi blog per fornire risposte. Alcuni parlano di un viaggio fatto, pubblicando foto e commenti e magari fornendo suggerimenti al fine di poter emulare una simile esperienza. Altri  sono piu' sognanti e romantici, traendo spunto dalle manifestazioni piu' eleganti ed artistiche della cultura giapponese, quali la cerimona del te', la raffinatezza dei giardini e dei parchi, ma anche il design moderno degli edifici e dei prodotti, che divengono quasi oggetti di culto. Infine, ci sono quelli che vogliono parlare dei lati piu' nascosti del Giappone, a livello sociale, per aprire gli occhi dinanzi alla vera organizzazione di una nazione per sottolineare, ovviamente, che in Giappone non c'e' solo una civilta' laboriosa che vive in un mondo strutturato a regola d'arte, bensi' un popolo con grandi qualita' ma anche con grandi contraddizioni, con molte situazioni difficili ed anche di crisi. E devo dire che, cercando bene, ci sono gia' molti blogger che hanno dedicato il loro tempo ad una disamina critica su questi ultimi temi, lontani dall'alimentare una finta idea cristallina del Giappone.

Cercheremo di regolarci con quanto gia' presente in rete, sui blog piu' seguiti, per evitare di essere ridondanti  e per contribuire, invece, su temi inediti. 

venerdì 12 marzo 2010

Il Giappone: una potenza mondiale. Eppure, un illustre sconosciuto

Il Giappone e' una potenza mondiale ai vertici di numerose classifiche per prodotto interno lordo, per reddito pro-capite, per primati tecnologici, per sviluppo ed innovazione. Il Giappone, una parola che da sola evoca una atavica immagine di laboriosita' e di efficienza. Sicuramente si parla da anni di una recessione di lunga durata in Giappone, di un incalzante progresso ai loro danni da parte di altre economie rampanti loro vicine, quali Cina e Corea del Sud. Comunque, seppur in recessione costante, il Giappone continua a mantenere i suoi primati ed a rappresentare un colosso economico.

Basta guardarsi intorno per vedere come noi tutti siamo da decenni consumatori di prodotti provenienti dal Giappone e di come questi siano alla base del nostro benessere e del nostro vivere comune. Il Giappone, che nel suo processo interno di ammodernamento ha sempre guardato con ammirazione allo stile occidentale pur rimanendo fedele alle proprie radici, ha saputo poi conquistare il mondo con prodigi della tecnica, accuratamente studiati ed adattati per essere graditi ad un bacino di utenti vasto ed eterogeneo, appartenente ad altre culture, e tuttavia accettati ed apprezzati senza riserve, con naturalezza ed interesse.

 
"Osaka-jo Koen"

Tutta questa lunga premessa e' finalizzata ad indicare genericamente il notevole rilievo che il Giappone potrebbe assumere come argomento di analisi e di approfondimento sul peso che ha nell'economia globale, nei mercati internazionali, nel campo della ricerca scientifica e degli investimenti, eppure..... nulla di tutto questo, o quasi.

Nel mio lavoro mi occupo di economia e necessariamente sono portato a documentarmi da fonti settoriali in quanto, per il commercio e per la vendita di servizi rivolti anche agli importatori ed agli esportatori, e' necessario prestare attenzione ad informazioni provenienti anche da altri paesi. Pertanto, su noti quotidiani nazionali specializzati in economia, mi attenderei di trovare con frequenza articoli sul Giappone, dossier sulla politica giapponese e invece niente. Tutti i giorni sfoglio interamente questi giornali, soffermandomi su alcune notizie: nel complesso la maggior parte riguardano la politica e l'economia italiana ovviamente, poi nelle pagine sull'estero prevalgono articoli sugli Stati Uniti, sui Paesi europei; seguono varie notizie provenienti dal Medio Oriente, dall'America Latina, qualcosa anche dalla Cina e talvolta dall'India. Ma sul Giappone in genere nulla, per giorni e giorni, finche' ogni tanto non appare un singolo articolo. Poi nulla ancora, a volte per settimane. Lo stesso avviene se parlo con i colleghi: nessuna opinione, nessuna testimonianza da riportare. Scopro magari che molti si essi sono stati in viaggio per terre lontane, anche in Asia, come la Thailandia, l'Indonesia o addirittura paesi in cui e' difficile accedere come la Cambogia; per non parlare di destinazioni ancora piu' remote e costose come la Polinesia francese, ad indicare che non si tratta di una questione di costi o di distanze. Inoltre, da anni guardo in edicola le copertine delle riviste di viaggi e, anche qui, stesse conclusioni. C'e' una cospicua serie di Paesi che vengono recensiti continuamente, a ripetizione; invece, gli itinerari che portano in Giappone sono trattati come un'assoluta rarita'.

 
"Yao-shi"

La constatazione non cambia se si presta attenzione alla televisione: i telegiornali parlano sempre degli stessi Paesi indicati sui quotidiani, di cui si e' parlato prima, i programmi di viaggio e natura parlano sempre delle stesse mete turistiche. Sporadicamente si assiste ad un documentario sul Giappone.

Non bisogna sorprendersi, quindi, se gli unici contributi visionabili sono rappresentati da "manga" ed "anime", prodotti giapponesi per noi tradotti "ad hoc". Infatti, in televisione ed in edicola se ne possono trovare in quantita' enorme. Conseguentemente, le persone non potranno far altro che pensare al Giappone come ad una terra di fumetti e lungometraggi animati ed al piu' desiderare di recarvisi per vedere le scene o le situazioni riportate in queste fantasione crezioni artistiche.

mercoledì 1 luglio 2009

Chi sono

Sono un ragazzo italiano, nato a Roma, sposato con una ragazza giapponese. Vivo in Italia. In Giappone mi reco periodicamente per vacanza, per andare a trovare i parenti, per sbrigare alcune faccende. Mi piace molto il Giappone, sin dalla prima volta che ci sono andato. Tutte le mie aspettative, il mio entusiasmo del primo viaggio sono stati ampliamente ripagati dalla realta' che ho trovato li', al punto di poter sicuramente affermare che ogni cosa e' risultata addirittura migliore, piu' grande, piu' affascinante di come l'avevo immaginata prima di andare.

Mi sono tuttavia, sin da subito, scontrato con alcuni aspetti della quotidianita' giapponese che inizialmente hanno costituito un problema per me, un ostacolo che non ero preparato ad affrontare e che non attendevo. Ho rischiato di frenare quello slancio con cui mi ero avvicinato al Giappone, ponendo in crisi i miei valori nel momento in cui mi sono accorto di quante differenze c'erano tra le due culture, la nostra e la loro. Ho rischiato di non superare la prova, di non reggere alla diversita', di non accettare talune contraddizioni che stavano cambiando l'idea che inizialmente mi ero fatto di quel posto.

Fortunamente mi sono adattato, ho concesso spazio a quanto pensavo non mi appartenesse e, grazie a questo, sono arrivato ad apprezzare il Giappone ancor di piu'. E' tuttora un processo aperto, tante cose sono ancora da valutare. Avro' piacere di condividere questo ragionamento con chi vorra' esplorare insieme a me il territorio. Non troverete foto su di me in questo blog: non cerco popolarita' ne' modi di mettermi in mostra.

domenica 28 giugno 2009

Il proposito

Questo blog vuole rappresentare una rottura dagli schemi tradizionali dei blogger sul Giappone, che alimentano una copiosa produzione di articoli per gli amanti del Paese del Sol Levante, comunita' di persone che mettono a disposizione con grande impegno le loro esperienze di viaggio e di vita all'estero per chi altrettanto desidera recarsi in Asia oppure documentarsi su una terra sognata a distanza.

Ai blogger che, con estrema dedizione e fatica, contribuiscono a divulgare e portare a conoscenza degli utenti della rete aspetti di un mondo cosi' lontano ed ancora poco dibattuto, proprio ad essi va tutto il mio rispetto.
Grazie a loro ed alla serieta' spesso dimostrata e' possibile raccogliere tutta una serie di informazioni sul Giappone, che sicuramente superano di gran lunga quello che normalmente ci viene comunicato in Italia dai gestori dei media, per semplice constatazione.

Sulle nostre televisioni, poche volte all'anno, scorrono immagini di repertorio delle vie centrali di Tokyo o del quartiere Gion a Kyoto mentre commenti audio descrivono qualche fatto di attualita' in corso, che puo' destare l'interesse del telespettatore: un raro episodio di rilevanza internazionale tratto dalla politica locale, un evento commemorativo legato al mondo dei manga o degli anime, un'innovazione tecnologica, una proposta di viaggio in estremo oriente tra modernita' e passato.

Nelle pagine dei blog, invece, pullulano notizie sui quartieri piu' interessanti delle metropoli giapponesi, sulle localita' piu' amene ancora vicine alle tradizioni profonde di quel popolo, sulle mode del momento dei giovani, sul cibo, sull'arte, sulle estrosita' e stranezze dei costumi di un'intera nazione che viene analizzata attraverso reportage fotografici e riprese video di viaggiatori giunti da lontano, carichi di curiosita' e di interessi, chi solo di passaggio e chi intenzionato a restare ed andare in profondita'.

Eppure, aldila' di ogni riferimento ad otaku, manga, shinkansen, garu, idol, ben oltre la ricerca di anime, Akihabara, Tokyo, onsen, sushi, sashimi, oltre a tutto questo, che cosa puo' arrivare invece a comunicare agli animi della gente il senso vero di trovarsi in Giappone, non come semplici osservatori, ma come persone che, anche dopo una breve visita, tornati a casa, hanno compreso il senso di quello che rimane li', tutti i giorni, e manda avanti una Nazione che non puo' solo essere ricondotta esclusivamente a pochi aspetti esteriori legati alla tecnologia, al costume o alla cucina?

E' oppurtuno volgere lo sguardo anche a tutto quello che solitamente viene omesso o non viene notato, evitando che siano sempre pochi semplici argomenti ad essere amplificati dai canali di informazione, che finiscono per coinvolgere la fantasia e la curiosita' della gente solo per alimentare un'idea parziale ma ai loro occhi perfetta di quello che ascoltano o vedono. Guardare oltre significhera' voler conoscere anche aspetti difficili da comprendere o da immaginare, che potranno essere in conflitto con quello che si sa o si pensa di sapere e che faranno nascer qualche dubbio in chi ritiene di essere gia' abbastanza informato. Il risultato potra' anche essere quello di apprezzare ancor di piu' il Giappone, una volta svelato quel lato mancante, di cui molti ignorano addirittura l'esistenza.